(Non siamo noi che siamo disabili, siete voi che vi credete normali)
SImona Caruso
"Edifici a misura di disabili" La campagna degli
ingegneri
TRENTO. Entrare in una libreria, prelevare contanti da un
bancomat, chiedere dei cioccolatini ai mercatini di Natale. Quante volte lo si
fa senza pensarci troppo? Gesti abituali, di una quotidianità in cui non si fa
caso a quanto sia elevata la pendenza da superare per comprare un libro, alla
fruibilità limitata di uno sportello o alle casette decorate con i rami di
abete troppo alte perché qualcuno ci possa notare. Sedere su una sedia a
rotelle e spostarsi in città è complicato, e chi non la usa non lo sa. È per
questo che l'Ordine degli ingegneri ha proposto, ieri, a una sessantina di
giovani professionisti, di percorrere «Trento in carrozza», ovvero un
chilometro su una sedia a rotelle per le vie del centro cittadino. Lungo un
percorso normativamente corretto, ma che ha fatto capire ai partecipanti le
difficoltà di spostarsi in carrozzina anche in una città come Trento, dove le
leggi che impongono l'abbattimento delle barriere architettoniche vengono
rispettate. Anche il presidente della Provincia Ugo Rossi, ieri mattina, ha
intrapreso parte del percorso su una sedia a rotelle, insieme al vicesindaco
del Comune di Trento Paolo Biasioli e ai presidenti degli Ordini Antonio Armani
(ingegneri) e Alberto Winterle (architetti). «Si parla molto del recupero del patrimonio
edilizio esistente da un punto di vista energetico e strutturale ha
sottolineato Armani ma ritengo che un occhio di riguardo sia da porre anche
alla tematica dell'adattabilità degli edifici per i disabili». La legge 13, del
resto, a volte è vista semplicemente come un «obbligo burocratico», invece che
«sociale e morale»: «Pensare alla fruibilità di una struttura dovrebbe essere
il primo compito di un progettista» ha ricordato Winterle. La progettazione
inclusiva è stata il tema centrale delle riflessioni e del workshop che
architetti e ingegneri hanno portato avanti dopo il sopralluogo mattutino lungo
via Santa Croce, via San Giovanni Bosco, il giardino Santa Chiara, il
commissariato del governo: qui, ci spiegano, «al termine delle rampe di accesso
alla struttura c'è un gradino: come è possibile entrare nell'edificio per un
disabile?». Stare su una sedia a rotelle fa capire come anche le pendenze più
semplici diventino faticose, come una strada con continui cambi di
pavimentazione si trasformi in un ostacolo insormontabile, come il maltempo
possa risultare un deterrente agli spostamenti. «Molti piccoli problemi si
potrebbero già risolvere con poco ci dicono due giovani ingegneri Pensiamo a
piccoli scalini e a raccordi di qualche centimetro ad esempio. Nel momento in
cui si pensa a nuove strutture basterebbe davvero un piccolo sforzo progettuale
in più per rendere le cose molto più semplici, o un'attenzione maggiore alla
realizzazione dei lavori o alla manutenzione programmatica». La giornata di
ieri, organizzata con la collaborazione della Fondazione Luigi Negrelli,
Roulotte-Spazio che si muove- e Handycrea, è voluta essere una «prima
potenziale mossa verso il fare proprio un modo diverso di pensare e progettare»
come spiegano Roberta Re, ingegnera e Chiara Dallaserra, architetta. «Oltre
alle difficoltà fisiche di superare rampe e fare lunghi percorsi, c'è anche un
aspetto relazionale da tenere in considerazione ha spiegato Re durante il
sopralluogo all'interno del teatro Auditorium Santa Chiara Avere in un teatro,
come quello di Pergine ad esempio, dei posti sbarrierati accanto agli altri
sedili è importante. Poter disporre di uno spazio in cui la relazione è
supportata aiuta molto la vita del disabile».
di Erica Ferro
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