venerdì 12 dicembre 2014

un obbligo sociale e morale

ECCO COME TRASFORMARE UNA QUALSIASI CITTA' ITALIANA, IN UNA CITTA' CIVILE...
(Non siamo noi che siamo disabili, siete voi che vi credete normali)
SImona Caruso


"Edifici a misura di disabili" La campagna degli ingegneri

TRENTO. Entrare in una libreria, prelevare contanti da un bancomat, chiedere dei cioccolatini ai mercatini di Natale. Quante volte lo si fa senza pensarci troppo? Gesti abituali, di una quotidianità in cui non si fa caso a quanto sia elevata la pendenza da superare per comprare un libro, alla fruibilità limitata di uno sportello o alle casette decorate con i rami di abete troppo alte perché qualcuno ci possa notare. Sedere su una sedia a rotelle e spostarsi in città è complicato, e chi non la usa non lo sa. È per questo che l'Ordine degli ingegneri ha proposto, ieri, a una sessantina di giovani professionisti, di percorrere «Trento in carrozza», ovvero un chilometro su una sedia a rotelle per le vie del centro cittadino. Lungo un percorso normativamente corretto, ma che ha fatto capire ai partecipanti le difficoltà di spostarsi in carrozzina anche in una città come Trento, dove le leggi che impongono l'abbattimento delle barriere architettoniche vengono rispettate. Anche il presidente della Provincia Ugo Rossi, ieri mattina, ha intrapreso parte del percorso su una sedia a rotelle, insieme al vicesindaco del Comune di Trento Paolo Biasioli e ai presidenti degli Ordini Antonio Armani (ingegneri) e Alberto Winterle (architetti). «Si parla molto del recupero del patrimonio edilizio esistente da un punto di vista energetico e strutturale ha sottolineato Armani ma ritengo che un occhio di riguardo sia da porre anche alla tematica dell'adattabilità degli edifici per i disabili». La legge 13, del resto, a volte è vista semplicemente come un «obbligo burocratico», invece che «sociale e morale»: «Pensare alla fruibilità di una struttura dovrebbe essere il primo compito di un progettista» ha ricordato Winterle. La progettazione inclusiva è stata il tema centrale delle riflessioni e del workshop che architetti e ingegneri hanno portato avanti dopo il sopralluogo mattutino lungo via Santa Croce, via San Giovanni Bosco, il giardino Santa Chiara, il commissariato del governo: qui, ci spiegano, «al termine delle rampe di accesso alla struttura c'è un gradino: come è possibile entrare nell'edificio per un disabile?». Stare su una sedia a rotelle fa capire come anche le pendenze più semplici diventino faticose, come una strada con continui cambi di pavimentazione si trasformi in un ostacolo insormontabile, come il maltempo possa risultare un deterrente agli spostamenti. «Molti piccoli problemi si potrebbero già risolvere con poco ci dicono due giovani ingegneri Pensiamo a piccoli scalini e a raccordi di qualche centimetro ad esempio. Nel momento in cui si pensa a nuove strutture basterebbe davvero un piccolo sforzo progettuale in più per rendere le cose molto più semplici, o un'attenzione maggiore alla realizzazione dei lavori o alla manutenzione programmatica». La giornata di ieri, organizzata con la collaborazione della Fondazione Luigi Negrelli, Roulotte-Spazio che si muove- e Handycrea, è voluta essere una «prima potenziale mossa verso il fare proprio un modo diverso di pensare e progettare» come spiegano Roberta Re, ingegnera e Chiara Dallaserra, architetta. «Oltre alle difficoltà fisiche di superare rampe e fare lunghi percorsi, c'è anche un aspetto relazionale da tenere in considerazione ha spiegato Re durante il sopralluogo all'interno del teatro Auditorium Santa Chiara Avere in un teatro, come quello di Pergine ad esempio, dei posti sbarrierati accanto agli altri sedili è importante. Poter disporre di uno spazio in cui la relazione è supportata aiuta molto la vita del disabile».


di Erica Ferro

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