La seconda serata del convegno "Il diverso: tra cultura e teatro
Attraverso le mie mani posso vedere là dove i tuoi occhi non potrebbero mai arrivare......
Argomenti trattati
- animali (2)
- comunicazioni (1)
- disabilità ed accessibilità (14)
- foto (2)
- fotografia (2)
- informazioni (3)
- la mia lettera (2)
- musica (5)
- Piero e le sue opere d'arte (4)
- progetto hands project (1)
- retinite pigmentosa (15)
- sogni (10)
- SORDOCECITA' (4)
- vita (42)
lunedì 29 dicembre 2014
lunedì 22 dicembre 2014
occhio bionico, in diretta mondiale
Occhio bionico, in diretta mondiale
Medici collegati via internet con Careggi. Una donna che non
vede da 50 anni ora torna a sperare.
FIRENZE. Aveva 15 anni la signora B. quando una gravissima
forma di retinite pigmentosa l'ha resa non vedente. Il buio totale è durato
quasi cinquant'anni, ora all'età di 62 anni un microchip impiantato sulla
retina dell'occhio destro e collegato ad una piccola telecamera su occhiali
speciali potrà consentirle di vedere le sagome dei propri cari, le forme
rudimentali degli oggetti, muoversi finalmente riconoscendo e soprattutto
evitando gli ostacoli anche se tutto in bianco e nero. «Per noi può sembrare poco,
ma per chi da anni non ha che il buio davanti a sé non è solo restituirgli
parte della vista, ma è come restituirgli la vita», spiega il dottor Stanislao
Rizzo, il primario di Oculistica di Careggi che ieri mattina in diretta
streaming per consentire agli specialisti di tutto il mondo di assistere alle
fasi di impianto del microchip ha effettuato l'intervento durato poco più di
un'ora, 85 minuti. «Careggi è l'unico ospedale in Italia a poter disporre di
tale tecnologia ed uno dei cinque in Europa spiegano dal policlinico ed è per
questo motivo che è stato scelto di diffondere in diretta l'intervento, in
considerazione del grande interesse della comunità scientifica internazionale».
Rizzo ha già operato tredici persone, il primo intervento (al mondo) risale ad
ottobre del 2011 al Cisanello di Pisa, da dove la direttrice di Careggi Monica
Calamai ha strappato il noto chirurgo alcuni mesi fa: «I pazienti stanno bene,
il sistema gli ha permesso di recuperare parzialmente la vista spiega Rizzo Non
potranno certo leggere il giornale, o vedere il colore degli occhi dei propri
figli, ma il fatto che a tutte queste persone l'intervento abbia cambiato la
vita è qualcosa che ancora mi mette i brividi, considerando poi che con gli
anni potranno avere delle immagini sempre più nitide». Forse molto presto
arriveranno i colori, triplicheranno i pixel, ma soprattutto nessuno può oggi
immaginare cos'altro ancora scienza e ricerca potranno dare a questo sistema
che una volta impiantato può soltanto migliorarsi. L'occhio bionico è una
retina artificiale che sostituisce quella naturale distrutta dalla retinite
pigmentosa, una malattia che danneggia le cellule della retina (i
fotorecettori) che trasmettono le immagini con impulsi elettrici al cervello. I
sessanta pixel del microchip non fanno altro che sostituire i fotorecettori e
dunque ricevono lo stimolo luminoso dalla telecamera sugli occhiali e lo
trasmettono, come impulso elettrico, al cervello. Sono milioni i fotorecettori
sulla retina, e questo spiega perché con l'aumento dei pixel attraverso nuovi
software in arrivo si potrà sempre di più migliorare la vista ai pazienti con
l'occhio bionico: «Oggi tramite il computerino che portano sulla cintura
possono anche aumentare o diminuire la luminosità, utilizzare lo zoom, proprio
come se stessero gestendo una telecamera spiega Rizzo Sono fiducioso che con i
software in arrivo presto potranno vedere anche i colori e magari leggere sul
computer parole naturalmente con lettere grandi». Ieri con Rizzo in sala
operatoria c'erano i chirurghi Caporossi e Cinelli, gli infermieri guidati
dalla coordinatrice Turrisi e gli anestetisti capitanati dalla dottoressa
Adembri. Un centinaio le operazioni svolte in tutti i Paesi che hanno
riguardato solo persone non vedenti a causa della retinite pigmentosa: «Sarebbe
inutile intervenire su pazienti con un residuo campo visivo aggiunge Rizzo Ma
stiamo studiando il modo per avviare interventi sulle altre patologie che
rendono le persone non vedenti». L'unica cosa impossibile ad oggi sembra
soltanto quella di dare la speranza di vedere a chi è cieco dalla nascita: «Il
punto è che l'area della visione nel cervello si forma da 0 a 6 anni, riceve
informazioni utili per svilupparsi: senza di queste è come voler registrare
qualcosa senza un registratore conclude Rizzo Ma la scienza ci insegna che non
bisogna mai dire mai ».
di Gaetano Cervone
sabato 20 dicembre 2014
bambina
dall'alto dei suoi anni ha già capito tutto, dall'alto dei suoi anni ti giudica e afferma
"VOGLIO QUESTO"
cos'è questa cosa che saltella sempre,
che nonostante il freddo attorno continua a danzare,
che nonostante il tuo sguardo amorfo la tua disperazione continua a sognare,
che sputa in faccia al nichilismo e ti colora la morta di rosa.
Cos'è questo continuo respirare, questa curiosità di conoscere e imparare,
questo rumore come un canto su note di universi oltre i confini di una mente stretta
e adulta...
cos'è che mi costringe a vivere oltre l'aria necessaria
oltre i tuoi occhi che sanno d'estate
oltre i nostri limiti
lunedì 15 dicembre 2014
LA GIORNATA DI IERI A SCIACCA
Ecco a voi la giornata di ieri a Sciacca. Perché io sono così: forse sono spesso animosa, faccio le cose di pancia, vado per intuizioni, e se credo in qualcosa parto e faccio di tutto perché questo qualcosa si concretizzi, anche se sembra “impassabile” come avrebbe detto la porta di Alice nel paese delle meraviglie. E così ieri finalmente ci siamo incontrati. Non eravamo in molti ma solo per motivi contingenti, perché molte persone che non erano presenti non potevano proprio esserci. Daniela perché doveva accompagnare il figlio di 8 anni a fare delle gare di arti marziali e alla fine ho saputo che è arrivato primo a livello nazionale: BRAVISSIMO!!! E tanti altri che stavano davvero lontano. La prossima volta troveremo una zona più facilmente accessibile per tutti. La Sicilia sarà pure bellissima ma che desolazione se pensiamo alla mancanza di autostrade DEFINIBILI TALI. E quindi curve qua e curve là, segnali stradali opzionali, e chi più ne ha più ne metta. Ma alla fine siamo arrivati a destinazione.
Il nostro
incontro oltre ad essere PRINCIPALMENTE un incontro amichevole, è stato in
realtà una minuscola anteprima di ciò che avverrà a Marzo, ovvero la
costituzione del gruppo operativo territoriale di Retina Italia in Sicilia.
Quindi da oggi fino a Marzo farò del mio meglio perché questo esiguo gruppetto
possa crescere e con esso possano crescere idee e progetti. Sono molto felice,
a prescindere dai numeri, di avere incontrato QUESTE PERSONE QUI! Sono felice
di aver conosciuto Magdalena, la moglie di Matteo, e il loro ometto Arnaldo,
che quando siamo entrati al ristorante ha tenuto la porta aperta e ad ognuno
che entrava ricordava “Non ci sono gradini e tutto piatto” e mi ha ricordato
tanto la mia Nina e ho pensato che un incontro tra bimbi “alieni” sarebbe
davvero auspicabile e forse costruttivo per loro. E tornando a Magdalena mi ha
ricordato quanto fanno i nostri compagni e le nostre compagne per noi. Non è
facile “conviverci”, immagino sia come vivere con una sorta di strano ritrovato
bellico che potrebbe esplodere da un momento all’altro: ogni volta che
sbattiamo ed è sempre colpa tua, ogni volta che non trovo una cosa (ed è sempre
colpa della mamma), ogni volta che mi girano e non ho voglia di andare da
qualche parte perché è buio (ma è comunque colpa tua) e molto altro ancora. Ho
visto una donna forte e tenera allo stesso tempo, e mi ha commosso molto, e mi
ha così ricordato che le persone che abbiamo accanto forse soffrono più di noi.
Quindi un grazie speciale al mio compagno Stefano, che ha dovuto sopportare
andata e ritorno (quasi 8 ore!!!!) non una ma due femmine retinopatiche che
“vai piano,
vai su, vai giù, e qui non esci, e attento a quello e attento a quell’altro” e
così ogni tanto accendeva RADIO24ORE a tutto volume, ma è già tanto che non ci
abbia lanciate dal finestrino!
E poi grazie
a chi non sapeva assolutamente nulla di noi ma ha deciso lo stesso di fare
questa bella gita a Sciacca, con pernottamento e parlo di Stefania e del suo
compagno Melo. Stefania è UNA RIVELAZIONE una persona che non riuscirei a
descrivere mai e poi mai. DOVETE ASSOLUTAMENTE VEDERLA ALL’AZIONE!! Insomma,
spero che presto si deciderà a farvi dono di un pezzo meraviglioso che ha
scritto dedicandolo a noi, un po’ RP e anche tanto USHER, un po’ tragicomico,
un po’ commovente! Stefania è davvero GRANDE ed io come mi succede spesso in
questi casi non ho potuto fare a meno di INNAMORARMENE! Così è da ieri che non
faccio altro che parlare di lei a chiunque…
E sono
felice di aver percorso un tratto di strada insieme a Patrizia, scansando ben 3
pali, sfuggendo all’ansia di strisce bianche per terra simil gradini, e così
uno ogni tanto si ricorda di poter benissimo riuscire a fare questo ed altro,
seppur con molto impegno, sacrificio, anche un po’ di paura. Perché alla fine
ce lo deve insegnare Salvina, che è la più piccola del gruppo (coetanea di
Mariangela, anche se assente pure lei ventottenne) che comunque dobbiamo
finirla di fare i Kamikatze e deciderci di utilizzare questo benedetto bastone
bianco.
Ps. Salvina
è bellissima e non posso fare a meno di pensarci e mi ha fatto sorridere molto
questo suo senso della discrezione di fronte alla urla da “ciavole” emesse da
più parti…
E poi penso
spesso a Cinzia, la guerriera per eccellenza, che con ieri non si può dire
quante ore di viaggio abbia fatto. Tra siracusa, catania, napoli e ritorno ed
infine sciacca. Sono tanto felice che nonostante tutto, la sfacchinata e il
fatto che stavi male sei venuta con noi!
C’è una
frase molto bella che ho sentito tanto tempo fa quand’ero ancora piccola e non
ricordo nemmeno chi fu a dirla, ma forse in un campeggio scout
“La fede è
come l’influenza, non si insegna ma si contagia”
La stessa
frase si può utilizzare per tutto il resto, io vorrei utilizzarla sostituendo
alla parola fede, la parola ENTUSIASMO e voglia di creare qualcosa di
importante per tutti noi. Vorrei poter essere contagiosa, vorrei poter unire
all’entusiasmo tante altre cose di importanza non minore come la competenza, la
serietà, il rispetto degli altri… e poi tutto il resto
Grazie
TANTISSIME alla presidente di Retina Italia Assia Andrao che ha voluto spendere
qualche minuto al telefono per noi, e al nostro amico consigliere Pasquale di
Matto
E mentre ero
in macchina mi telefona Stefano Greci, amico e collega consigliere, per
raccontarmi dei suoi progetti in Toscana e sono stata davvero contenta per
questo pensiero! E nel frattempo il mio compagno cercava disperatamente un auto
grill ed è stato molto bello questo intreccio di mondi paralleli con uniche
finalità, da Milano, alla Toscana, alla Puglia, fino a Sciacca, molto bella…. Ma
quanta strada!!!
venerdì 12 dicembre 2014
un obbligo sociale e morale
ECCO COME TRASFORMARE UNA QUALSIASI CITTA' ITALIANA, IN UNA CITTA' CIVILE...
(Non siamo noi che siamo disabili, siete voi che vi credete normali)
SImona Caruso
(Non siamo noi che siamo disabili, siete voi che vi credete normali)
SImona Caruso
"Edifici a misura di disabili" La campagna degli
ingegneri
TRENTO. Entrare in una libreria, prelevare contanti da un
bancomat, chiedere dei cioccolatini ai mercatini di Natale. Quante volte lo si
fa senza pensarci troppo? Gesti abituali, di una quotidianità in cui non si fa
caso a quanto sia elevata la pendenza da superare per comprare un libro, alla
fruibilità limitata di uno sportello o alle casette decorate con i rami di
abete troppo alte perché qualcuno ci possa notare. Sedere su una sedia a
rotelle e spostarsi in città è complicato, e chi non la usa non lo sa. È per
questo che l'Ordine degli ingegneri ha proposto, ieri, a una sessantina di
giovani professionisti, di percorrere «Trento in carrozza», ovvero un
chilometro su una sedia a rotelle per le vie del centro cittadino. Lungo un
percorso normativamente corretto, ma che ha fatto capire ai partecipanti le
difficoltà di spostarsi in carrozzina anche in una città come Trento, dove le
leggi che impongono l'abbattimento delle barriere architettoniche vengono
rispettate. Anche il presidente della Provincia Ugo Rossi, ieri mattina, ha
intrapreso parte del percorso su una sedia a rotelle, insieme al vicesindaco
del Comune di Trento Paolo Biasioli e ai presidenti degli Ordini Antonio Armani
(ingegneri) e Alberto Winterle (architetti). «Si parla molto del recupero del patrimonio
edilizio esistente da un punto di vista energetico e strutturale ha
sottolineato Armani ma ritengo che un occhio di riguardo sia da porre anche
alla tematica dell'adattabilità degli edifici per i disabili». La legge 13, del
resto, a volte è vista semplicemente come un «obbligo burocratico», invece che
«sociale e morale»: «Pensare alla fruibilità di una struttura dovrebbe essere
il primo compito di un progettista» ha ricordato Winterle. La progettazione
inclusiva è stata il tema centrale delle riflessioni e del workshop che
architetti e ingegneri hanno portato avanti dopo il sopralluogo mattutino lungo
via Santa Croce, via San Giovanni Bosco, il giardino Santa Chiara, il
commissariato del governo: qui, ci spiegano, «al termine delle rampe di accesso
alla struttura c'è un gradino: come è possibile entrare nell'edificio per un
disabile?». Stare su una sedia a rotelle fa capire come anche le pendenze più
semplici diventino faticose, come una strada con continui cambi di
pavimentazione si trasformi in un ostacolo insormontabile, come il maltempo
possa risultare un deterrente agli spostamenti. «Molti piccoli problemi si
potrebbero già risolvere con poco ci dicono due giovani ingegneri Pensiamo a
piccoli scalini e a raccordi di qualche centimetro ad esempio. Nel momento in
cui si pensa a nuove strutture basterebbe davvero un piccolo sforzo progettuale
in più per rendere le cose molto più semplici, o un'attenzione maggiore alla
realizzazione dei lavori o alla manutenzione programmatica». La giornata di
ieri, organizzata con la collaborazione della Fondazione Luigi Negrelli,
Roulotte-Spazio che si muove- e Handycrea, è voluta essere una «prima
potenziale mossa verso il fare proprio un modo diverso di pensare e progettare»
come spiegano Roberta Re, ingegnera e Chiara Dallaserra, architetta. «Oltre
alle difficoltà fisiche di superare rampe e fare lunghi percorsi, c'è anche un
aspetto relazionale da tenere in considerazione ha spiegato Re durante il
sopralluogo all'interno del teatro Auditorium Santa Chiara Avere in un teatro,
come quello di Pergine ad esempio, dei posti sbarrierati accanto agli altri
sedili è importante. Poter disporre di uno spazio in cui la relazione è
supportata aiuta molto la vita del disabile».
di Erica Ferro
Ascolta o leggi: collana di libri per ipovedenti e dislessici
"Ascolta o leggi": collana di libri per ipovedenti
e dislessici
Prendere in mano un libro e sfogliarlo è un passatempo
piacevole, addirittura rilassante, ma ci sono molte persone che, a causa di
problemi di vista o disturbi nell'apprendimento, fanno fatica a leggere. Basti
pensare agli anziani o ai dislessici: per loro l'approccio alla parola scritta
è una sfida impari. È proprio pensando a questi individui che la cooperativa
Senza Barriere di Scurelle ha avviato il progetto editoriale «Ascolta o leggi».
Con l'aiuto dell'Istituto Pavoniano Artigianelli per le arti grafiche è stata
ideata una collana di libri con caratteristiche che agevolano la lettura,
ognuno dotato del rispettivo audiolibro.
L'iniziativa, per la sua unicità in Italia, è stata
finanziata anche dal ministero per i beni e le attività culturali. Gli studenti
delle superiori nel 2009 hanno cominciato un percorso di ricerca per
identificare gli ostacoli che impediscono a ipovedenti e dislessici di seguire
con gli occhi il flusso della parola scritta. Gli escamotages che rendono i
libri della collana estremamente facili da leggere partono già dalla copertina:
pochi colori, fondo bianco, carattere bold e, per i ciechi, il titolo e
l'autore serigrafati in Braille.
«Abbiamo applicato una tecnica innovativa che utilizza
inchiostri di alto spessore: in questo modo i puntini sono leggibili ma non
fastidiosi per i normodotati», spiega il vice direttore dell'istituto Marco
Franceschini. La collana, però, non è stata pensata per chi è completamente
sprovvisto della vista, anche se l'audiolibro è uno strumento utile per questa
fascia di lettori. Il target principale è potenzialmente ancora più numeroso.
«Dopo i 45 anni più della metà delle persone deve indossare gli occhiali per
leggere; il 5% degli studenti è dislessico.
È a loro che questi libri possono servire», precisa Eraldo
Musarello, responsabile della cooperativa. Saviano, Fabio Volo, Erri De Luca,
Federico Moccia, Giorgio Faletti, Walter Veltroni e Susanna Tamaro sono alcuni
degli autori che hanno ceduto gratuitamente i diritti delle loro opere perché
venissero stampati «senza barriere».
All'interno le pagine dei volumi sono stampate in carattere
«Verdana» 16 punti, contro il corpo 10 utilizzato mediamente dalla maggior
parte delle case editrici; le lettere hanno aste marcate, la punteggiatura è
staccata per essere più visibile e l'interlinea è ampia. Anche la carta è stata
scelta per agevolare la lettura, avoriata e opaca, contro il riflesso. Inoltre
si è voluto utilizzare solo le pagine di destra, per evitare sovrapposizioni
nei casi di dislessia.
Ad oggi sono stati stampati 16mila libri «Ascolta o leggi»,
800 copie per ogni titolo, ma in coda ci sono altri autori di livello
disponibili a donare i loro testi per il nobile scopo. Il futuro
dell'iniziativa dipende molto dalla risposta delle biblioteche. «Questa è
un'occasione per ampliare la platea dei lettori, rimuovendo degli ostacoli
oggettivi». Per il momento i volumi della collana si possono acquistare alla
libreria «Àncora», nella casetta solidali di via Garibaldi e nel banchetto di
via Dordi durante il mercato di Santa Lucia
giovedì 11 dicembre 2014
cuccioli di cane guida in affido, storie d'amore
Cuccioli di cane guida in affido, storie d'amore
Che effetto fa prendere un cane sapendo che sarà solo per un
anno? Ce lo spiega Lara Arbo, volontaria per la scuola di cani guida per
ciechi.
FIRENZE. Una storia unica nel suo genere fatta di tanto
amore e volontariato. E' la storia della Scuola nazionale cani guida per ciechi
di Scandicci, in provincia di Firenze, e dei volontari che decidono di prendere
in affido uno dei tanti cuccioli della scuola.
I cuccioli, golden retreiver o labrador, da quando hanno 2
mesi di età lasciano la scuola (e la loro mamma) e vanno a vivere in una
famiglia affidataria per 10 mesi.
Compito delle famiglie è abituare il cucciolo alle
situazioni quotidiane più disparate per contribuire a prepararlo all'importante
compito sociale che lo attenderà al compimento del primo anno di età: diventare
un cane guida per ciechi.
Durante questo periodo alle famiglie viene fornito,
gratuitamente, tutto il necessario per accudire il cagnolino: cibo,
vaccinazioni, visite periodiche, accessori, oltre all’assicurazione per danni
contro terzi, aiuto e consigli di ogni tipo.
La famiglia inoltre frequenta con il cucciolo delle classi
di “socializzazione” realizzate all’interno della scuola. Sono molti i
fiorentini, ma non solo, che decidono di diventare affidatari e vivere questa
fantastica avventura, così come sta facendo da sei anni Lara Arbo che in questi
giorni ha in famiglia il sesto cane che proviene dalla scuola di Scandicci.
“Ce li consegnano a due mesi - racconta Lara – sono
stupendi, delle piccole pallette di pelo”.
Durante l’affidamento la scuola resta un punto di
riferimento?
“Certo, sono sempre tutti molto presenti, ci seguono in
tutto il percorso e sono pronti ad intervenire per qualsiasi necessità”.
Per dieci mesi il cane diventa parte integrante della
famiglia?
“Sì, con noi imparano a socializzare con gli umani e con gli
altri cani. E’ importante, per il compito che andranno a svolgere, che
socializzino il più possibile con le persone e non ne abbiano paura. Imparano a
vivere bene il contesto domestico e la casa. Noi ci occupiamo di seguirli in
questa prima fase che precede poi il vero addestramento che ad un anno di età
vanno a fare alla scuola”.
Arriva l’anno di età e il cane deve lasciare la famiglia. E’
un momento difficile per voi?
“Sarebbe una bugia dire che non lo è. Si sente moltissimo il
distacco perchè per mesi il cane ha visuto con noi, ha condiviso esperienze, lo
abbiamo visto crescere ed imparare. Però, quando vedi il lavoro che vanno a
svolgere, quando vengono affidati ad una persona non vedente e vedi quanto il
cane riesce ad aiutare questa persona in tutte le fasi della sua vita, che il
cane riesce a dare una vita migliore al non vedente, capisci che hai fatto del
bene e sei felice di aver contribuito nell’aiutare una persona in difficoltà”.
Potete rivedere il cane?
“Certo. Si può andare a trovarlo a scuola mentre è in corso
la fase di addestramento. Inoltre, la scuola da l’opportunità a chi lo decide,
di conoscere il non vedente a cui viene affidato il cane. Spesso si crea una
profonda amicizia con il non vedente che ci aggiorna sul cane e possiamo anche
andare a trovarli”.
Questo è il sesto cane che prendi in affido. Come è maturata
in te la decisione di prendere i cuccioli della scuola?
“Volevo fortemente far comprendere alle mie figlie, che
all’arrivo del primo cucciolo erano bambine, l’importanza del concetto di
solidarietà. Per quanto si possa provare ad insegnare con le parole non sempre
è semplice spiegare il vero significato di solidarietà. Così, ho pensato che
adottando un cucciolo, rendendole responsabili, affrontando con loro tutto il
percorso, lasciare il cane ma mostrare loro il lavoro importante che il
cucciolo che hanno cresciuto va a svolgere, conoscendo insieme il non vedente e
quanto il cane gli abbia cambiato la vita in meglio, potesse arrivare loro il
messaggio in maniera più chiara e diretta. Così è stato. Posso dire che
attraverso i cani ho centrato l’obiettivo e sono riuscita a trasmettere
l’importanza della solidarietà alle mie figlie. Per me è importantissimo anche
perché, se al giorno d’oggi nella società non esistesse la solidarietà, avremmo
perso davvero tutto”.
di Elena Casi
Visite turistiche con la guida per non udenti Bologna capofila
Visite turistiche con la guida per non udenti Bologna capofila
BOLOGNA. «Bologna non è una città a misura di disabile perché essendo una città medievale morfologicamente non è adatta ad accogliere chiunque, purtroppo: ma ci si può lavorare, e per essere accessibile il nostro impegno deve essere massimo», ricorda l'assessore Matteo Lepore. Qualcosa si muove. Il Comune e l'associazione «Succede solo a Bologna» hanno lanciato un progetto di turismo accessibile. Per la prima volta in Italia verranno organizzate visite guidate ai principali monumenti e luoghi di interesse artistico, fruibili sia da udenti sia da persone sorde, grazie alla presenza contemporanea di una interprete Lis e una guida turistica autorizzata. Conoscenza della città e integrazione sociale in un momento unico, il risultato. Si comincia venerdì 21 dicembre con «#BoNatale», sulla tradizione natalizia della città, si prosegue l'11 gennaio con «I sette segreti» e si continua il 18 gennaio con «I luoghi sacri e dannati». Ci si prenota sul sito succedesoloabologna.it , dove verranno segnalate tutte le altre visite. «Da parte nostra ha ricordato Lepore abbiamo sottoscritto quest'anno un protocollo con l'Istituto Cavazza e l'Associazione Culturale Lis per inserire personale e servizi nel turismo e nell'Urp al fine di venire incontro a sordi e non vedenti».
di Francesca Blesio
BOLOGNA. «Bologna non è una città a misura di disabile perché essendo una città medievale morfologicamente non è adatta ad accogliere chiunque, purtroppo: ma ci si può lavorare, e per essere accessibile il nostro impegno deve essere massimo», ricorda l'assessore Matteo Lepore. Qualcosa si muove. Il Comune e l'associazione «Succede solo a Bologna» hanno lanciato un progetto di turismo accessibile. Per la prima volta in Italia verranno organizzate visite guidate ai principali monumenti e luoghi di interesse artistico, fruibili sia da udenti sia da persone sorde, grazie alla presenza contemporanea di una interprete Lis e una guida turistica autorizzata. Conoscenza della città e integrazione sociale in un momento unico, il risultato. Si comincia venerdì 21 dicembre con «#BoNatale», sulla tradizione natalizia della città, si prosegue l'11 gennaio con «I sette segreti» e si continua il 18 gennaio con «I luoghi sacri e dannati». Ci si prenota sul sito succedesoloabologna.it , dove verranno segnalate tutte le altre visite. «Da parte nostra ha ricordato Lepore abbiamo sottoscritto quest'anno un protocollo con l'Istituto Cavazza e l'Associazione Culturale Lis per inserire personale e servizi nel turismo e nell'Urp al fine di venire incontro a sordi e non vedenti».
di Francesca Blesio
martedì 9 dicembre 2014
Mamma, tu mi uccideresti?
"Mamma, ma tu mi uccideresti?"
Ed è notte, mentre tutto si dipinge di luci di Natale, il vento dietro i vetri ci ricorda che l'inverno alla fine è giunto anche qui in Sicilia. E mentre infila il pigiama di pile, mentre attendo di potermi sedere ad un tavolo e leggere 10 email, lei mi pone questa domanda
"Mamma, ma tu mi uccideresti?"
E potrebbe sembrare NORMALE rispondere "Ma come ti viene in mente una cosa del genere?"
Ma non mi và, questa sera, di banalizzare una domanda tanto seria, drammatica, semplice... capisco perchè quella domanda, e provo a trovare una risposta
Allora comincio a dire
"Amore mio, a volte capita che sono molto stanca. Quando metti tutti i giocattoli in disordine e ti dico di riordinarli e mi dici di no. Quando le maestre mi dicono che a scuola hai incollato il banco, quando dobbiamo cenare e tu saltelli perchè vuoi fare le avventure con i puffi o peggio ancora con il film La mummia il ritorno. A volte capita che non sono stanca ma tu fai tanti capricci. Quando è no e tu vuoi che sia sì, quando non ne posso più e allora mi capita di darti uno schiaffo e mi sento male per tutto il giorno e se succede di notte non dormo. E quando succede che lo faccio solo perchè sono più stanca del solito e mi sento così sbagliata, e ingiusta e tu piangi perchè volevi una cosa e non l'avevo capita. A volte capita di sentirmi sola anche in mezzo a tanta gente, ma non capita a lungo. A volte le persone sono davvero tanto sole, e non hanno attorno nient'altro che la loro solitudine. Ma noi siamo fortunati amore mio, noi abbiamo attorno l'universo terrestre e anche quello alieno"
e a questo punto mi chiedi
"anche i calamelonti?"
"Sì, Nina, ma si dice ca-ma-leon-ti"
e tu lo ripeti e io continuo
"Amore mio, le cose orribili che accadono nel mondo mi fanno pensare che esiste una cosa che ancora peggiore dell'odio. Questa cosa è la solitudine. Mi viene da pensare che dietro a cose tanto orribili, c'è molto di più che una donna o un uomo orribili. Io penso piuttosto che vi siano dietro mamme, papà, fratelli, vicini di casa, maestre..... terribilmente sole.Ogni volta che succede una cosa tanto terribile io penso sempre e continuamente a quella persona. Quella persona brutale, assassina, che non può essere mai perdonata nemmeno da tutti gli dei dell'Olimpo, semmai agli dei importasse qualcosa delle disgrazie umane. Io penso alla sua orribile malattia: la follia della solitudine. Io penso sempre a questo. Ed è per questo, amore mio, che non dobbiamo mai per niente al mondo, creare solitudine intorno a noi. Più siamo uniti, e più ricerchiamo la fratellanza tra i nostri simili e più possiamo evitare che cose tanto orribili accadano ancora
"Mamma, ma non hai risposto alla mia domanda, io ti ho chiesto se tu,,,, se tu mi uccideresti"
Hai ragione, scusami, non ho risposto, allora adesso ti rispondo. Se un giorno qualcuno, un angelo, o uno spirito, un oracolo, dovessero dirmi che un giorno io ti ucciderò strangolandoti, io quel giorno stesso mi farei tagliare le mani. Io preferire morire mille volte pur di non vederti soffrire e vorrei morire mille volte pur di non vederti morire. Perchè tu sei sangue del mio sangue, carne della mia carne. Ma questo non è ovvio e scontato. Non basta il legame di sangue, non basta sapere che sei nata da me. Infatti devi sapere che a volte sono stata così stanca da aver pensato persino di uccidere me stessa pur di non sentire più quella sensazione opprimente della stanchezza dell'anima. Ma proprio non ce l'ho fatta. Alla fine mi sono resa conto di una cosa tanto semplice, amore mio, ed è questa. IO NON SO COME SI FA, AD UCCIDERE.......
Ed è notte, mentre tutto si dipinge di luci di Natale, il vento dietro i vetri ci ricorda che l'inverno alla fine è giunto anche qui in Sicilia. E mentre infila il pigiama di pile, mentre attendo di potermi sedere ad un tavolo e leggere 10 email, lei mi pone questa domanda
"Mamma, ma tu mi uccideresti?"
E potrebbe sembrare NORMALE rispondere "Ma come ti viene in mente una cosa del genere?"
Ma non mi và, questa sera, di banalizzare una domanda tanto seria, drammatica, semplice... capisco perchè quella domanda, e provo a trovare una risposta
Allora comincio a dire
"Amore mio, a volte capita che sono molto stanca. Quando metti tutti i giocattoli in disordine e ti dico di riordinarli e mi dici di no. Quando le maestre mi dicono che a scuola hai incollato il banco, quando dobbiamo cenare e tu saltelli perchè vuoi fare le avventure con i puffi o peggio ancora con il film La mummia il ritorno. A volte capita che non sono stanca ma tu fai tanti capricci. Quando è no e tu vuoi che sia sì, quando non ne posso più e allora mi capita di darti uno schiaffo e mi sento male per tutto il giorno e se succede di notte non dormo. E quando succede che lo faccio solo perchè sono più stanca del solito e mi sento così sbagliata, e ingiusta e tu piangi perchè volevi una cosa e non l'avevo capita. A volte capita di sentirmi sola anche in mezzo a tanta gente, ma non capita a lungo. A volte le persone sono davvero tanto sole, e non hanno attorno nient'altro che la loro solitudine. Ma noi siamo fortunati amore mio, noi abbiamo attorno l'universo terrestre e anche quello alieno"
e a questo punto mi chiedi
"anche i calamelonti?"
"Sì, Nina, ma si dice ca-ma-leon-ti"
e tu lo ripeti e io continuo
"Amore mio, le cose orribili che accadono nel mondo mi fanno pensare che esiste una cosa che ancora peggiore dell'odio. Questa cosa è la solitudine. Mi viene da pensare che dietro a cose tanto orribili, c'è molto di più che una donna o un uomo orribili. Io penso piuttosto che vi siano dietro mamme, papà, fratelli, vicini di casa, maestre..... terribilmente sole.Ogni volta che succede una cosa tanto terribile io penso sempre e continuamente a quella persona. Quella persona brutale, assassina, che non può essere mai perdonata nemmeno da tutti gli dei dell'Olimpo, semmai agli dei importasse qualcosa delle disgrazie umane. Io penso alla sua orribile malattia: la follia della solitudine. Io penso sempre a questo. Ed è per questo, amore mio, che non dobbiamo mai per niente al mondo, creare solitudine intorno a noi. Più siamo uniti, e più ricerchiamo la fratellanza tra i nostri simili e più possiamo evitare che cose tanto orribili accadano ancora
"Mamma, ma non hai risposto alla mia domanda, io ti ho chiesto se tu,,,, se tu mi uccideresti"
Hai ragione, scusami, non ho risposto, allora adesso ti rispondo. Se un giorno qualcuno, un angelo, o uno spirito, un oracolo, dovessero dirmi che un giorno io ti ucciderò strangolandoti, io quel giorno stesso mi farei tagliare le mani. Io preferire morire mille volte pur di non vederti soffrire e vorrei morire mille volte pur di non vederti morire. Perchè tu sei sangue del mio sangue, carne della mia carne. Ma questo non è ovvio e scontato. Non basta il legame di sangue, non basta sapere che sei nata da me. Infatti devi sapere che a volte sono stata così stanca da aver pensato persino di uccidere me stessa pur di non sentire più quella sensazione opprimente della stanchezza dell'anima. Ma proprio non ce l'ho fatta. Alla fine mi sono resa conto di una cosa tanto semplice, amore mio, ed è questa. IO NON SO COME SI FA, AD UCCIDERE.......
domenica 7 dicembre 2014
MACULOPATIE, AMBULATORIO TAGLIA CODE
PAVIA. Un graduale calo della vista, immagini distorte e
ondulate, aree annebbiate che diventano macchie scure nel campo visivo: sono i
primi segnali della degenerazione maculare legata all’età, che colpisce oltre
500 pavesi over 55 all’anno. Il San Matteo ora ha un percorso di diagnosi e
cura dedicato alla diagnosi precoce delle maculopatie. «È il progetto Mito –
spiega il direttore della struttura complessa di oculistica Paolo Emilio
Bianchi – Il nostro reparto ha ricevuto in dono un Oct (un tomografo) di nuova
generazione che permette di effettuare un esame approfondito della retina, non
invasivo e di grande importanza per individuare le patologie retiniche e
consentire un follow-up tempestivo dei pazienti. Se c’è un sospetto di
maculopatia si può prenotare la tomografia per la diagnostica e poi andare
direttamente alla terapia, con tempi d’attesa passati da diversi mesi a poche
settimane». In due anni la diagnosi e la terapia delle maculopatie sono
triplicate, passando da 450 a circa 1500. In Lombardia si registrano ogni anno
6.000 nuovi casi di degenerazione maculare neovascolare, la forma più insidiosa
e di rapida progressione, oltre 500 nel solo Pavese. La degenerazione maculare
legata all'età provoca un deterioramento progressivo della macula, la porzione
centrale della retina responsabile della visione distinta, tanto che le persone
colpite da questa patologia hanno difficoltà nel compiere anche le più semplici
attività quotidiane, svolgere lavori domestici, guidare, usare il telefono,
maneggiare il denaro, vedere il volto dei propri cari. «La degenerazione
maculare non va sottovalutata né trascurata - aggiunge Giulio Vandelli,
responsabile della struttura semplice di patologie vitreo-retiniche - .
Fondamentale diagnosticarla tempestivamente e stabilizzare la visione prima che
si verifichi un deficit visivo. Oggi ci sono trattamenti "salva
vista" che possono evitare la cecità e risparmiare sofferenze al paziente,
con una conseguente riduzione dei relativi costi sociali». Oltre 500 pazienti
dal nord Italia sono attualmente in follow-up per il trattamento della
degenerazione maculare alla struttura di patologie vitreo-retiniche che nel
2014 ha effettuato oltre 3000 visite di retina medica e chirurgica, oltre 4000
angiografie e esami Oct, oltre 1000 fotocoagulazioni laser, trattamenti con
terapia fotodinamica (Pdt) e oltre 1000 iniezioni intravitreali per le quali il
San Matteo è l’unico centro nella zona.
di Anna Ghezzi
giovedì 4 dicembre 2014
Horus, occhiali "hi-tech" per i non vedenti
Horus, occhiali "hi-tech" per i non vedenti
Il dispositivo consente ai disabili di avere un assistente
personale elettronico che li supporti nelle azioni quotidiane. In campo giovani
ricercatori dell'Università di Genova.
di Massimo Canorro
Sul portale del progetto, sostenibile attraverso una
campagna di crowdfunding, si specifica che “Horus al momento è un prototipo e
nel 2015 inizieremo delle fasi di test con i potenziali utenti”. Horus è un
dispositivo che consente ai non vedenti e ipovedenti di avere un assistente
personale elettronico che li supporti nella quotidianità. Frutto del lavoro di
un giovane team multidisciplinare di ricercatori composto (collaboratori
esclusi) da Saverio Murgia, Luca Nardelli e Benedetta Magri, “nasce
dall’esperienza mia e di Luca nell’ambito della visione artificiale applicata
ai sistemi robotici, congiuntamente alla volontà di utilizzare queste
tecnologie per migliorare la qualità della vita di persone che non possono
usare un senso importante come la vista”, spiega Murgia. Quindi chiarisce il
suo intento: “Il maggior problema che vogliamo risolvere è la limitata
indipendenza che spesso persone cieche e ipovedenti devono affrontare, e per
raggiungere questo obiettivo vogliamo realizzare un dispositivo che non
necessariamente sostituisce gli strumenti già in uso, ma si posiziona al di
sopra offrendo assistenza su più fronti e risolvendo diverse criticità”. Forte
di un’idea che è già stata premiata al Contest idea challenge organizzato in
Olanda da Eit Ict Labs, un’iniziativa dell’istituto europeo dell’innovazione e
della tecnologia appoggiata direttamente dall’Ue, Murgia descrive il
funzionamento di Horus.
“Questo dispositivo viene indossato agganciando una parte
agli occhiali, dove si trovano i sensori e il meccanismo di conduzione ossea
per comunicare con l’utente, e ponendo in tasca l’unità di elaborazione e
batteria. Durante l’utilizzo è possibile navigare un menu utilizzando dei
pulsanti oppure utilizzando i comandi vocali. Horus, al pari di un assistente
personale, può rispondere a questi comandi vocali guidando l’utente nel suo
utilizzo”. Qualche esempio pratico? “Un esempio sono le indicazioni per il
posizionamento di un libro durante la sua lettura. Oppure l’aiuto nel trovare
attraversamenti pedonali, riconoscere volti e descrivere quelli di persone
nuove, individuare oggetti. In qualsivoglia situazione il funzionamento è come
sarebbe se si stesse parlando con una persona che assiste”, risponde Murgia.
Un progetto, quello che questi giovani universitari genovesi
stanno portando avanti, non circoscritto però al territorio nazionale.
“Sicuramente ci espanderemo all’estero, dove già abbiamo riscontrato molto
interesse. Abbiamo deciso di iniziare dall’Italia poiché qui abbiamo un network
più esteso e per noi si è rivelato più facile iniziare questa affascinante
impresa”, conclude Murgia.
mercoledì 3 dicembre 2014
La giornata internazionale delle persone con disabilità a palazzo Chigi e al Quirinale
FISH a Palazzo Chigi e al Quirinale
“Oggi per la prima volta nella storia della Repubblica la Giornata internazionale delle persone con disabilità è stata celebrata alla presenza di tre Ministri e del Presidente del Consiglio. Vogliamo interpretare il segnale come un elemento positivo. Forse è davvero un punto di partenza per la reale applicazione del Programma di azione per la disabilità già approvato a fine 2013. Lavoro, salute, vita indipendente, valutazione della disabilità, istruzione attendono di essere declinati secondo i principi sanciti dalla Convenzione ONU nella direzione dei diritti umani e dell’inclusione.”
Questo il commento di Vincenzo Falabella a margine dell’incontro “La sfida per l’inclusione, Il futuro delle persone con disabilità” tenutosi presso Palazzo Chigi in occasione del 3 dicembre, Giornata internazionale delle persone con disabilità.
Ministero della Salute, Ministero dell’Istruzione, Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali hanno promosso l’appuntamento. Presenti i due Ministri Beatrice Lorenzin (Salute) e Stefania Giannini (MIUR), mentre il Ministro Poletti era trattenuto al Senato per la discussione del Jobs Act. All’incontro è intervenuto per un saluto e un breve intervento il Presidente del Consiglio Matteo Renzi.
Lorenzin ha richiamato gli stessi temi sulla disabilità presenti nel Programma di azione, in particolare attirando l’attenzione sulla necessità di una migliore integrazione degli interventi sociali e sanitari nell’applicazione del Patto della salute e alla revisione dei Livelli essenziali dell’assistenza, ma con un occhio di riguardo alla riabilitazione ed alla revisione del nomenclatore tariffario degli ausili, delle protesi e delle ortesi.
Giannini ha ribadito l’importanza del potenziamento dell’azione di sostegno, di una migliore formazione di tutto il personale didattico nei confronti delle persone con disabilità e degli alunni con bisogni educativi speciali.
Parallelamente il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha ricevuto le delegazioni di FISH e FAND, ascoltando le brevi relazioni dei presidenti e confermando la sua particolare attenzione a questi temi, alla Convenzione ONU, al lavoro e all’occupazione. Un accento particolare è stato posto dal Presidente anche all’aspetto culturale e del linguaggio che deriva dal pregiudizio e genera a sua volta stigma.
Falabella nel breve intervento ha rammentato come “è necessario comprendere che quella per la disabilità non è una spesa, ma un investimento. Rendere le persone autonome, protagoniste della propria vita, sostenere e riconoscere ufficialmente il ruolo dei caregiver familiari trasforma le persone da ‘pesi’ a protagonisti e libera risorse: nella scuola, nel lavoro, nelle relazioni sociali, nelle nostre comunità.”
3 dicembre 2014
FISH - Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap
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