Io immagino giorni freddi di Gennaio
ad inventarci un pomeriggio di normalità,
mentre passeggiamo mano dentro la mano
e solo noi sappiamo di che colore è la strada
e sono i palazzi
e i volti delle persone
e di che colore è la nostra felicità
Attraverso le mie mani posso vedere là dove i tuoi occhi non potrebbero mai arrivare......
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sabato 12 novembre 2016
giovedì 10 novembre 2016
passi...
E passa, travolto dal tempo, come un macigno che rotola su ogni ferita e passa, passa...
e infine come briciole di terra che ancora fanno male ma si dileguano tra le giornate che forse nemmeno te ne accorgi o fai finta di non accorgertene
Passa, passa... e poi forse non farà più male e sarà dolce nel ricordo di un tempo e sarà stato e non tornerà.
Passa come un sottile strato di vita in fondo ai tuoi anni, quando ti ricorderai e mi sentirai e il profumo dei giorni trascorsi, e le strade che passano, passano sotto i nostri passi... che passano.
Passa, passa... ogni cosa e persino le emozioni e le speranze e le certezze sopra ogni limite, e passano le lacrime nascoste, i desideri, passa il peso così da non poter respirare, forte come una mano che sapeva donare amore. Passa, passa
come passano i treni di notte che rompono il silenzio delle città e qualcuno saluta, qualcuno dorme, qualcuno ti sogna ancora...
Passa e passi... passi anche se non vorrei, passi come un pensiero veloce, una canzone, una poesia d'amore...
passi
e infine come briciole di terra che ancora fanno male ma si dileguano tra le giornate che forse nemmeno te ne accorgi o fai finta di non accorgertene
Passa, passa... e poi forse non farà più male e sarà dolce nel ricordo di un tempo e sarà stato e non tornerà.
Passa come un sottile strato di vita in fondo ai tuoi anni, quando ti ricorderai e mi sentirai e il profumo dei giorni trascorsi, e le strade che passano, passano sotto i nostri passi... che passano.
Passa, passa... ogni cosa e persino le emozioni e le speranze e le certezze sopra ogni limite, e passano le lacrime nascoste, i desideri, passa il peso così da non poter respirare, forte come una mano che sapeva donare amore. Passa, passa
come passano i treni di notte che rompono il silenzio delle città e qualcuno saluta, qualcuno dorme, qualcuno ti sogna ancora...
Passa e passi... passi anche se non vorrei, passi come un pensiero veloce, una canzone, una poesia d'amore...
passi
mercoledì 9 novembre 2016
Biancaneve con gli occhiali
Biancaneve
con gli occhiali
di Simona Caruso
C’era una
volta una fanciulla, i suoi capelli
erano neri come la notte e la sua pelle candida e chiara come la neve, per
questo la chiamavano Biancaneve. Era indubbiamente la fanciulla più bella di
tutto il reame.
Si comincia
da Biancaneve e si finisce con Frozen e finchè parliamo di Biancaneve mi sta
bene, era davvero bella, dolce, candida… ma vogliamo parlare di Frozen? Non
siete d’accordo anche voi sul fatto che Anna sia molto più bella, simpatica,
dolce e “principessosa” di Elsa? Per me almeno è così, eppure la principessa
che diventa regina è lei, Elsa: antipatica, indisponente e anche più brutta
anche se le bimbe la considerano più bella perché è bionda ed ha una treccia
lunga fino al fondo schiena e sa fare quella magia di trasformare tutto in
ghiaccio. Sarà che io non ho mai capito, evidentemente, cos’è la bellezza dal
momento in cui ritengo affascinante e sessualmente attraente un attore come
Woody Allen. Ma tornando alle principesse… perché, mi chiedo in questi giorni,
le principesse non hanno gli occhiai? Sarà perché ci vedono tutte bene? Sarà perché
gli occhiali sono brutti e rendono più brutte le persone? E tutti questi “sarà”
chi li ha decisi? Le principesse non hanno occhiali, non hanno apparecchi ai
denti, non hanno un filo di cellulite, non hanno nessun problema a parte
qualche accennato disturbo dell’umore in Rapunzel… Partendo dal concetto base
di un semplice paio di occhiali, vallo a spiegare poi che si può essere
BELLISSIME anche se hai un occhio storto, oppure se sei cieco, oppure se stai
seduto su una sedia a rotelle, oppure…
E lo so, che
palle! Se dobbiamo scrivere una fiaba dev’essere bella, dev’essere easy, dev’essere
felice! E chi l’ha detto che non ci sia bellezza, leggerezza e felicità anche
con un semplice paio di occhiali per giungere ad una sedia a rotelle? Ma a
cominciare dalle favole per finire al cinema, il brutto anatroccolo toglie gli
occhiali e diventa un bellissimo cigno. Lasciamo perdere il concetto filosofico
che la bellezza è dentro di noi, io parlo di bellezza estetica, fisica,
concreta, visibile. Volete davvero farmi credere che una BELLA DONNA o un BELL’UOMO
perdono la loro bellezza perché hanno un paio di occhiali? Si è iniziato dagli
occhiali e si è finito a tutto il resto. Telefilm per adolescenti: ebbene sì. Gli
adolescenti nei telefilm sono magri, senza un brufolo, senza apparecchi ai
denti, senza occhiali (a parte quelli che devono fare la parte degli sfigati o
dei secchioni che non li ama nessuno). Il protagonista o la protagonista sono “belli”
secondo il canone di bellezza inculcato da chissà chi. Partendo da questo e
considerando che invece le persone reali non sono così, che nella vita reale
non siamo così…come si può essere felici? Se ogni giorno sei bombardato da un
presunto prototipo di perfezione ma tu sei piccolo e nero come calimero e in
più sei magari un po’ cecatello e un po’ hai i piedi piatti, gli occhi storti,
i denti da coniglio… che devi fare? E quindi parto da questa premessa per dire
che molti trovano la soluzione nel restare chiusi in casa. Io vado in giro al
supermercato, per strada, a scuola, a teatro, dal panettiere e mi chiedo “davvero
sono l’unica cecatella esistente nella mia città?” e mi chiedo “davvero non ci
sono zoppi, mutilati, strabici in questa mia città? Cavoli, penso, abbiamo
sconfitto la disabilità! Siamo tutti perfetti o mannaggia, sono rimasta l’unica
superstite come Higlander! In realtà non è così. certo che ci sono, ma
preferiscono restare chiusi nei ghetti della disabilità. Perché è rassicurante
e semplice quando ti trovi in mezzo a persone che ti possono capire e che stanno
a volte anche peggio di te. Anche a me capita spesso di sentirmi al sicuro e di
cercare la sicurezza tra persone come me. D’altra parte quando vivi in una
città come la mia che non fornisce nessun tipo di strumento per l’autonomia,
carente di mezzi pubblci e di strade in cui si possa deambulare...quando l’inciviltà
delle persone diventa uno standard normale a cui tutti si adeguano… come si può
pretendere che un cieco esca di casa da solo? Come si può pretendere che una
persona su una sedia a rotelle ogni giorno debba incazzarsi con il mondo intero
per poter percorrere dieci metri? E questo è vero! se poi ci metti che già un
semplice paio di occhiali può essere un ostacolo al raggiungimento di un titolo
nobiliare… come possiamo pretendere noi di varcare le porte di casa nostra e affrontare la "perfezione"?
Non vorrei
fare l’errore di essere confusionaria e dire mille cose insieme, il concetto in
realtà è unico, non ci confondiamo. Non si può parlare e pretendere l’inclusione
o come la si vuole chiamare se non si parte da un’educazione al bello. Il bello
non è perfezione il bello è armonia. Partendo dalla bellezza interiore che
inesorabilmente fuoriesce come una luce e dipinge ogni parte del tuo viso e del
tuo corpo. Insegniamo ai nostri bambini che non bisogna avere “rispetto” a “amore”
per il compagno “diversamente qualcosa”, ma bisogna semplicemente entrare nella
logica che siamo tutti in un modo o nell’altro diversi. Né più né meno. E mi
spiace notare come la Walt Disney con i suoi pupazzi computerizzati dia lo
stesso volto e quasi la stessa voce a tutti i suoi personaggi così che basta
cambiare una pettinatura e tizia diventa caio. Belli i cartoni animati ma che
tristezza! Un briciolo di fantasia! Un briciolo di imperfezione in quei volti
relativamente perfetti. Mettetele un brufolo a Rapunzel che ha appena 18 anni e
un paio di occhiali a Biancaneve che l’aiutino a riconoscere la matrigna anche
se travestita da vecchia. E lasciateci colorare il mondo a noi mostriciattoli
alieni di infinita bellezza!
venerdì 4 novembre 2016
ipo.....chè?!?! storie immaginarie di vita reale
Ipo… chè?!?!
di Simona
Caruso
Ecco un
alieno entra in un negozio, indossa un paio di occhiali da sole, le lenti sono di
colore arancione, molto fashion. Entra con una compagna sottobraccio, ma appena
varcata la porta d’entrata, lei si stacca dal suo braccio e va decisa verso il
reparto donna. E’ una cosa che succede puntualmente a tutti gli alieni di
questo genere: sapete no che ci sono diversi tipi di alieni i grigi, i
visitors, gli ipovedenti. L’alieno davanti la porta si blocca. Resta immobile
mentre gli occhi roteano in ogni direzione fingendo tranquillità. La cassiera, donna
alta un metro e qualcosa, seduta dietro la cassa, saluta con tono perplesso ma
sorridente “BUONGIORNO”
L’alieno si
volta verso la direzione da cui proviene la voce e risponde “BUONGIORNO A LEI”
ma si capisce chiaramente che il suo sguardo è rivolto verso lo scaffale delle
cravatte, appiccicato alla cassiera ma un po’ più a sinistra anzi ché verso i
suoi occhi blu intensi. Una commessa gli si para davanti sorridendo e chiede se
ha bisogno di aiuto. L’alieno toglie gli occhiali e si ritrova abbagliato dal
neon troppo acceso del negozio, dall’astigmatismo, mosche volanti (sicuramente
mosche aliene che vede soltanto lui) e bagliori di luce che appaiono ad
intermittenza ed infine sì, anche dalla bellezza della commessa. Risponde “sì,
avrei bisogno di una t-shirt non troppo elegante ma nemmeno troppo casual” la
commessa sorride annuendo “venga con me”
Ed è lì che
inizia la corsa frenata dell’alieno dietro la commessa che sfreccia tra banconi,
scaffali e vestiti appesi sulle grucce. Alla seconda traversa la commessa
sparisce, l’alieno resta incerto mentre la compagna parla al telefono mille
miglia lontano da lui. Cerca con gli occhi ma senza far capire troppo che sta
cercando, quando ad un tratto sente la commessa che a mezzo metro da lui, con
tono un po’ perplesso dice “qui ci sono le t-shirt” l’alieno le osserva un po’
imbarazzato, ne prende una e afferma “questa gialla va benissimo” la commessa
sorride “questa è rosa” l’alieno sorride a sua volta “mi scusi, signorina, ma
sa, sono ipovedente, un po’ discromatico…”
La commessa
corruccia la fronte e chiede “ipo…cheee!?”
“ipovedente…
non ci vedo molto bene…”
La commessa
curiosona e nel vano tentativo di essere utile suggerisce “beh, esistono gli
occhiali” allora l’alieno spiega che sì è vero, esistono gli occhiali ma non
per il tipo di problema che ha lui. “Sa io non vedo tutto quello che ho
attorno, vedo ha presente come attraverso un buco della serratura e quindi è
difficile seguire le persone mentre corrono se nel frattempo devi stare attento
a non schiantarti contro il resto del mondo” la commessa sembra ancora più
turbata ma interessata. Ed è difficile, credetemi trovare persone curiose e
interessate al tempo d’oggi
“e quindi mi
vedi tutta sfocata, vedi solo le ombre se mi guardi in faccia vedi solo un
ombra…”
L’alieno la
interrompe “No, no… se ti guardo in faccia vedo solo il tuo naso”
La commessa
adesso è sola con i suoi pensieri e dopo un attimo di silenzio conclude “certo
che ce n’è al mondo…”
E l’alieno
mentre esamina con attenzione la t-shirt gialla (o rosa) si chiede quale
potrebbe essere il soggetto nascosto di quella osservazione: “pazzi? Seduttori bizzarri?
T-shirt?”
A quel punto
la commessa afferra la t-shirt rosa (o gialla) e gli dice “mi segua la portiamo
alla cassa” e si avvia alla cassa, stavolta con passo più lento, di tanto in
tanto si volta per vedere se l’alieno la sta seguendo e chiede “tutto bene?”
l’alieno risponde di sì, finalmente giungono alla cassa e la compagna lo
attende con in braccio una valanga di capi di abbigliamento “hai trovato la tua
t-shirt tesoro?” l’alieno risponde felice di sì, la cassiera di mezzo metro
mette la maglia e metà del reparto donna in una busta, lui intanto prende i
soldi, li scruta attentamente, li prende esatti per evitare l’agonia del resto,
nei suoi movimenti precisi e lenti. Qualcuno dietro si lamenta “quanto ci vuole
a pagare?” ma lui non si scomoda nemmeno a rispondere. Gli alieni hanno altro
da fare. E quando stanno per uscire la commessa si fa trovare davanti l’uscita,
tiene la porta aperta e dice scandendo le parole “ARRIVEDERCI” l’alieno saluta
e augura anche un buon lavoro (non tutti lo fanno quando escono da un ufficio o
da un negozio). L’alieno e la compagna attraversano la Terra tra mille
ostacoli, lui fa finta di vedere la città mentre passeggia ma in realtà deve
stare concentrato sulle mattonelle del marciapiede ed a volte su un escremento
di cane, su un vaso di fiori parcheggiato per metà marciapiede. E’ davvero
difficile vivere sulla terra. E mentre passeggiano e lei gli parla del nuovo
fidanzato dell’amica di sempre lui per caso sente un “tic tic tic tic” si volta
ad esaminare con attenzione e scopre sull’altro marciapiede un uomo con un
bastone bianco “Oh guarda, un cieco! Con un bastone… il mio bastone è sempre lì
in stand-by nello zaino. Ma prima o poi dovrò riprenderlo. Solo che…” adesso
cala il silenzio tra i due, l’alieno riflette sulla necessità di utilizzare
quel bastone bianco e pensa a quanto sarebbe difficile entrare in un negozio e
chiedere una t-shirt gialla ad una commessa se hai in mano un bastone. Quanto
sarebbe difficile spiegare che puoi vedere qualcosa di giallo (che poi lo vedi
rosa) avendo in mano un bastone.
Come se
avere una degenerazione retinica non bastasse,
come se
impiegare il doppio di tempo per fare qualsiasi cosa non bastasse,
come se
dover rinunciare alla propria autonomia per colpa di una città inaccessibile non
bastasse
Ma per
fortuna sulla Terra esistono anche alieni coraggiosi, che ogni giorno si alzano
e pensano… ad inseguire una gazzella? Ma nemmeno per sogno! Pensano che è il
giorno giusto per sfidare l’ignoranza, così da poter entrare in un negozio con
un bastone bianco e cercare una t-shirt gialla, o rosa, o bianca. Decide che è
il giorno giusto per informare, mischiarsi con questi terrestri che in fondo
poi, non sono così male e insieme ci si possono contagiare quelle malattie
deliziose tipiche degli abitanti dell’universo che sono la simpatia, l’ironia,
l’amicizia e la voglia di vivere sempre e nonostante tutto
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