Biancaneve
con gli occhiali
di Simona Caruso
C’era una
volta una fanciulla, i suoi capelli
erano neri come la notte e la sua pelle candida e chiara come la neve, per
questo la chiamavano Biancaneve. Era indubbiamente la fanciulla più bella di
tutto il reame.
Si comincia
da Biancaneve e si finisce con Frozen e finchè parliamo di Biancaneve mi sta
bene, era davvero bella, dolce, candida… ma vogliamo parlare di Frozen? Non
siete d’accordo anche voi sul fatto che Anna sia molto più bella, simpatica,
dolce e “principessosa” di Elsa? Per me almeno è così, eppure la principessa
che diventa regina è lei, Elsa: antipatica, indisponente e anche più brutta
anche se le bimbe la considerano più bella perché è bionda ed ha una treccia
lunga fino al fondo schiena e sa fare quella magia di trasformare tutto in
ghiaccio. Sarà che io non ho mai capito, evidentemente, cos’è la bellezza dal
momento in cui ritengo affascinante e sessualmente attraente un attore come
Woody Allen. Ma tornando alle principesse… perché, mi chiedo in questi giorni,
le principesse non hanno gli occhiai? Sarà perché ci vedono tutte bene? Sarà perché
gli occhiali sono brutti e rendono più brutte le persone? E tutti questi “sarà”
chi li ha decisi? Le principesse non hanno occhiali, non hanno apparecchi ai
denti, non hanno un filo di cellulite, non hanno nessun problema a parte
qualche accennato disturbo dell’umore in Rapunzel… Partendo dal concetto base
di un semplice paio di occhiali, vallo a spiegare poi che si può essere
BELLISSIME anche se hai un occhio storto, oppure se sei cieco, oppure se stai
seduto su una sedia a rotelle, oppure…
E lo so, che
palle! Se dobbiamo scrivere una fiaba dev’essere bella, dev’essere easy, dev’essere
felice! E chi l’ha detto che non ci sia bellezza, leggerezza e felicità anche
con un semplice paio di occhiali per giungere ad una sedia a rotelle? Ma a
cominciare dalle favole per finire al cinema, il brutto anatroccolo toglie gli
occhiali e diventa un bellissimo cigno. Lasciamo perdere il concetto filosofico
che la bellezza è dentro di noi, io parlo di bellezza estetica, fisica,
concreta, visibile. Volete davvero farmi credere che una BELLA DONNA o un BELL’UOMO
perdono la loro bellezza perché hanno un paio di occhiali? Si è iniziato dagli
occhiali e si è finito a tutto il resto. Telefilm per adolescenti: ebbene sì. Gli
adolescenti nei telefilm sono magri, senza un brufolo, senza apparecchi ai
denti, senza occhiali (a parte quelli che devono fare la parte degli sfigati o
dei secchioni che non li ama nessuno). Il protagonista o la protagonista sono “belli”
secondo il canone di bellezza inculcato da chissà chi. Partendo da questo e
considerando che invece le persone reali non sono così, che nella vita reale
non siamo così…come si può essere felici? Se ogni giorno sei bombardato da un
presunto prototipo di perfezione ma tu sei piccolo e nero come calimero e in
più sei magari un po’ cecatello e un po’ hai i piedi piatti, gli occhi storti,
i denti da coniglio… che devi fare? E quindi parto da questa premessa per dire
che molti trovano la soluzione nel restare chiusi in casa. Io vado in giro al
supermercato, per strada, a scuola, a teatro, dal panettiere e mi chiedo “davvero
sono l’unica cecatella esistente nella mia città?” e mi chiedo “davvero non ci
sono zoppi, mutilati, strabici in questa mia città? Cavoli, penso, abbiamo
sconfitto la disabilità! Siamo tutti perfetti o mannaggia, sono rimasta l’unica
superstite come Higlander! In realtà non è così. certo che ci sono, ma
preferiscono restare chiusi nei ghetti della disabilità. Perché è rassicurante
e semplice quando ti trovi in mezzo a persone che ti possono capire e che stanno
a volte anche peggio di te. Anche a me capita spesso di sentirmi al sicuro e di
cercare la sicurezza tra persone come me. D’altra parte quando vivi in una
città come la mia che non fornisce nessun tipo di strumento per l’autonomia,
carente di mezzi pubblci e di strade in cui si possa deambulare...quando l’inciviltà
delle persone diventa uno standard normale a cui tutti si adeguano… come si può
pretendere che un cieco esca di casa da solo? Come si può pretendere che una
persona su una sedia a rotelle ogni giorno debba incazzarsi con il mondo intero
per poter percorrere dieci metri? E questo è vero! se poi ci metti che già un
semplice paio di occhiali può essere un ostacolo al raggiungimento di un titolo
nobiliare… come possiamo pretendere noi di varcare le porte di casa nostra e affrontare la "perfezione"?
Non vorrei
fare l’errore di essere confusionaria e dire mille cose insieme, il concetto in
realtà è unico, non ci confondiamo. Non si può parlare e pretendere l’inclusione
o come la si vuole chiamare se non si parte da un’educazione al bello. Il bello
non è perfezione il bello è armonia. Partendo dalla bellezza interiore che
inesorabilmente fuoriesce come una luce e dipinge ogni parte del tuo viso e del
tuo corpo. Insegniamo ai nostri bambini che non bisogna avere “rispetto” a “amore”
per il compagno “diversamente qualcosa”, ma bisogna semplicemente entrare nella
logica che siamo tutti in un modo o nell’altro diversi. Né più né meno. E mi
spiace notare come la Walt Disney con i suoi pupazzi computerizzati dia lo
stesso volto e quasi la stessa voce a tutti i suoi personaggi così che basta
cambiare una pettinatura e tizia diventa caio. Belli i cartoni animati ma che
tristezza! Un briciolo di fantasia! Un briciolo di imperfezione in quei volti
relativamente perfetti. Mettetele un brufolo a Rapunzel che ha appena 18 anni e
un paio di occhiali a Biancaneve che l’aiutino a riconoscere la matrigna anche
se travestita da vecchia. E lasciateci colorare il mondo a noi mostriciattoli
alieni di infinita bellezza!
Mi viene in mente L'uomo che ride di Victor Hugo; i protagonisti del libro non sono esattamente come i personaggi di Walt Disney...
RispondiEliminaPer il resto bell'articolo.