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invalidi”
Smentita la bufala dei “falsi invalidi”
4 giugno 2014
Sede INPSNegli ultimi anni giornali e TV sono stati
permeati da “notizie” ad effetto sul fenomeno e sulla consistenza numerica dei
cosiddetti “falsi invalidi”, sapientemente alimentate da “dati” ufficiali, da
episodi eclatanti (cieco che guida, zoppo che balla, sordo che suona) e da una
certa dose di malafede.
“Un invalido su quattro è falso”, “Il 23% degli invalidi
è falso”, titoli sparati dopo le dichiarazioni del Presidente INPS Mastrapasqua
e supinamente riprese da molti articolisti oltre che da molti parlamentari
(tanto da finire agli Atti di Camera e Senato), contribuendo allo stigma e al
pregiudizio dei confronti delle persone con disabilità.
Dal 2009 al 2013 si è svolta una imponente campagna di
controlli che ha interessato oltre 850.000 persone titolari di pensione o
indennità di accompagnamento, sono stati quindi controllati circa un terzo
degli interessati.
Era il momento di sapere effettivamente, al di là delle
dichiarazioni ufficiose ed artefatte, come sono andati effettivamente questi
controlli – invocati come ineludibili – e quale beneficio ne abbiano in effetti
tratto l’Erario e i Cittadini. L’ha chiesto con un’interrogazione a risposta
scritta Donata Lenzi, capogruppo PD alla Commissione Affari Sociali della
Camera. Ha risposto (seduta di Commissione del 29 maggio) il sottosegretario
del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, Franca Biondelli, (con
delega alla famiglia, inclusione e politiche sociali, immigrazione e politiche
di integrazione), riportando, pedissequamente, i dati forniti dall’INPS su
taluni aspetti, volutamente, lacunosi.
Precisa la risposta che sono state effettuate dall’INPS
854.192 verifiche straordinarie. Sono state revocate, per mancata conferma dei
requisiti sanitari o assenza a visita medico legale, 67.225 provvidenze. Il che
corrisponde al 7,9 per cento delle verifiche. Non il 23, quindi! Né un invalido
ogni quattro.
Ma quello stesso dato relativo alle revoche è gonfiato ad
arte. Ecco perché. Vedendo diminuire l’efficacia dei suoi controlli, nel 2011
(Messaggio 16 marzo 2011, n. 6763) l’INPS stabilisce di includere nel Piano
straordinario di verifica tutte le persone per le quali è già stata prevista
una revisione della loro invalidità. Ad esempio, a molti malati oncologici
viene riconosciuta l’indennità di accompagnamento per il periodo in cui seguono
cicli di chemioterapia o nella fase di maggiore acuzie, riservando la
possibilità di rivedere successivamente l’invalidità e di revocare, per via
ordinaria, l’indennità di accompagnamento. Insomma, non sono “falsi invalidi” e
ricevono normalmente un sussidio nella fase di maggiore necessità.
La scelta dell’INPS del 2011 offre all’Istituto un bacino
di potenziali persone da controllare i cui contorni sono bene definiti e su cui
sono più probabili le revoche delle provvidenze economiche che comunque
avverrebbero, ma che in questo modo sarebbero attribuibili all’azione dell’INPS
e non alla normale routinaria attività delle ASL.
Il disegno è smascherato dalla risposta
all’interrogazione: le revoche di provvidenze ai malati oncologici passano dal
3% del 2009 al 33% del 2012!
Quel 7,9 per cento di revoche è pertanto al lordo di
quanto sarebbe comunque avvenuto per via ordinaria.
Quanto stima di aver ricavato l’INPS da questa gigantesca
operazione di controllo?
Lo dice la risposta all’interrogazione: 352,7 milioni di
euro. Lordi, molto lordi.
Infatti, per affrontare questa straordinaria mole di
lavoro l’INPS è dovuto ricorrere anche a medici esterni: la spesa dichiarata
dal 2009 al 2012 è di 101,2 milioni di euro.
Il risparmio è quindi di 251,4 milioni. Ancora lordi, ma
che rappresentano un risparmio dell’1,51 per cento della spesa annua per le
provvidenze agli invalidi civili (16,6 miliardi secondo il bilancio sociale
INPS, un miliardo e mezzo in meno secondo la Corte dei Conti).
Da questo “bottino”, vanno poi detratte le spese per il
personale interno (che INPS non dichiara): altri medici, dirigenti,
softwaristi, impiegati amministrativi, spese di struttura, spese di spedizione
di 850.000 comunicazione. Stima prudenziale: altri 70 milioni.
Il risparmio scende a 181,4 milioni.
Non è finita. Come correttamente ricorda la risposta in
Commissione, il risparmio va inteso al lordo del contenzioso. Tradotto: chi si
vede revocare la pensione o l’indennità fa ricorso. Nel 45% dei casi l’INPS
soccombe in giudizio ed è obbligato a restituire, con gli interessi, il
“maltolto” pagandoci pure le spese legali.
Molto prudenzialmente è da ritenere che l’INPS (che
oltretutto si serve in larga misura di legali esterni, come “lagnato” dalla
Corte dei Conti) perda in questa operazione almeno altri 70 milioni.
Il risparmio scende a 111,4 milioni. Questa cifra
ridicola rappresenta lo 0,67 per cento della spesa annuale per pensioni e
indennità.
Per completezza, l’intera spesa 2012 per pensioni e
indennità è pari all’1,1 per cento del PIL, una delle percentuali più basse
d’Europa (sono dietro di noi solo Malta, Cipro e la Grecia).
A fronte di questi numeri fallimentari, ci sono i disagi
patiti dalle persone invalide, spesso convocate a visita nonostante condizioni
di salute gravissime, nonché la conseguente dilatazione dei tempi medi
necessari per il riconoscimento delle prestazioni. La Corte dei Conti segnala
nel suo più recente controllo ispettivo che gli invalidi attendono mediamente
299 giorni dalla data della domanda, i ciechi 338. Peggio ancora va ai sordi:
399 giorni.
“Ci auguriamo che gli
organi di informazione ci aiutino a smantellare quello che appare in tutta
evidenza un odioso pregiudizio, alimentato per anni. È quasi superfluo invocare
il diritto di rettifica. – commenta Vincenzo Falabella, Presidente della
Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap – Al Parlamento invece
caldeggiamo una riflessione profonda: la Legge di stabilità per il 2013 (Legge
228/2012) ha previsto ulteriori 450.000 controlli da effettuarsi entro il 2015.
Si fermi questo sperpero e si approfitti per ripensare in modo efficace ed i
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