mercoledì 26 novembre 2014

L'EMPATIA SECONDO SIMONA

Tutti i sentimenti, nella loro diversità, hanno un valore importante, siano essi positivi o negativi. Esprimono emozioni e tipologie di legami, e costituiscono la base su cui si fonda la nostra vita e le relazioni con gli altri. 
Se dovessimo decidere qual'è il sentimento positivo più importante in assoluto, forse risponderemmo che è l'amore. Eppure, secondo me, per questo breve tratto di esistenza in cui ho potuto conoscere i sentimenti, negativi e positivi, il sentimento in assoluto, più bello e più grande di tutti, è L'EMPATIA.
L'empatia è quel sentimento che ti fa sentire quasi in simbiosi con un'altra persona, tant'è vero che è un sentimento che appartiene sopratutto ai fratelli e alle sorelle gemelle, alla madre con il bambino piccolo, spesso anche tra animali ed umani si instaura questo rapporto empatico sicuramente "facilitato" dall'assenza del linguaggio verbale. Infatti molto spesso, nei rapporti empatici, il linguaggio verbale è quasi del tutto assente. Questo ovviamente dipende dal carattere e dalla propensione delle persone. Se due persone sono "chiacchierone" allora il rapporto empatico è avvolto da parole, spesso allusive, metaforiche, trascendentali.
L'empatia è un sentimento che non ha età. Si possono relazionare in rapporti empatici, come ho detto precedentemente, un animale ed un essere umano, un bambino e un vecchio, una donna e una bambina, un uomo e un bambino, o persone della stessa età o con differenze d'età poco rilevanti. Inoltre il sentimento dell'empatia non ha distanze, non ha tempo, non ha spazio, non ha spesso nemmeno razionalità (l'assenza di razionalità è in comune con il sentimento dell'innamoramento- diverso dall'amore in sè).
Ho spesso potuto constatare che, per quanto i rapporti d'amore più duraturi siano costituiti dal sentimento dell'empatia, non sempre i rapporti d'amore e di relazione famigliare, sono costituiti da questo sentimento.  Sarebbe bello, infatti, se in tutte le relazioni d'amore e in tutte le famiglie, i componenti fossero legati tra loro da rapporti empatici. Ci sarebbe, a mio avviso, molta più felicità nel mondo! Ma l'empatia, essendo un sentimento grande è allo stesso tempo un sentimento RARO.
Mi è capitato alcune volte nella vita di sentire un legame empatico per qualcuno. Solitamente nei casi in cui ho instaurato un legame empatico, ricordo il primo giorno in cui l'ho conosciuto o conosciuta. 
Così ricordo la prima volta che ho conosciuto Grazia, in una casa fatiscente come lo sono tutte le case nel centro di Catania, quelle che lasciano all'abbandono per essere affittate a studenti e studentesse universitarie. Non è stato un colpo di fulmine eppure ho ancora la sensazione di quella stretta di mano. NOn è mai stato un rapporto semplice, nonostante l'empatia, ma è sicuramente una delle poche persone al mondo con le quali parlo senza bisogno di troppe parole. 
E poi un'altra persona ancora, appartenente a quel genere di persone definite "speciali". Un pò per scelta, un pò per forza (perchè lo ha deciso la genetica). Un'anima fragile che aveva un universo dentro, tormentato e inquieto, ma colmo d'amore. Un rapporto empatico fatto di sensazioni. Ho conosciuto molto più dai suoi silenzi che dai suoi discorsi, seppur scordinati e spesso agitati, anch'essi carichi di metafore e allegorie, e allusioni, e richieste d'aiuto, d'amore, di comprensione. 
Poi crescendo i miei rapporti empatici sono stati spesso legati alla mia patologia. Mi sono resa conto che, avendo un certo tipo di patologia, il poter comunicare con persone a te simili facilita questo tipo di rapporto. Ovviamente non tutte le persone con retinite pigmentosa possono entrare in rapporto con me, con molti è impossibile persino un rapporto amichevole. Infatti è luogo comune pensare che un "disabile" sia una persona particolarmente sensibile e di mente aperta. Molti invece sono chiusi e incapaci di ascoltare se non che se stessi. 
Ma capita però di incontrare persone con le quali ci parli tanto e tanto e ancora tanto e ogni volta non è mai abbastanza. E tante volte non serve nemmeno parlare, e nonostante lo spazio e il tempo sembra tutto molto chiaro. Con le quali condividi quelle sensazioni che ti fa sentire una cosa piuttosto che un'altra, la reazione delle persone che ti stanno accanto, il sole che tramonta, il cambio di stagione, la suoneria del telefono... 
E con altri il rapporto empatico è costituito dalla stessa inquietudine, che non è un'emozione che ti blocca e ti impedisce di respirare, l'inquietudine è quella cosa che ti spinge a muoverti da ogni direzione, a voler fare sempre e di tutto e di più, a non voler mai stare fermo, a non poter aspettare, a non sapere spesso collegare le parole uno di seguito all'altra per poter così costituire un discorso lineare. L'inquietudine è come una forza vitale che ti salva dall'abisso dell'ozio mentale, dalle fauci della depressione, che ti rende agli occhi degli altri INCOMPRENSIBILE E CHIARISSIMO allo stesso tempo. Ma se riesci ad avere un rapporto empatico con una persona inquieta, vuol dire che sei un inquieto speciale, che pur essendo inquieto sa leggere nell'animo altrui, e risolvere, come una matassa ingarbugliata, ogni tratto della reciproca inquietudine.
L'empatia è poi così forte, che tante volte ti sorprende, quando poi vi lasciate e allora ti senti vuoto, come un campo dopo l'aratro, e ti senti concimato, allo stesso tempo, di cose buone
Simona. C


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