"Dira' l'argilla. la Mano, la Terra, il Sacro"
LE SCULTURE DI PAOLO ANNIBALI NELLA SETTECENTESCA MOLE
VANVITELLIANA DI ANCONA.
ANCONA. Dall’8 novembre scorso e sino al 15 febbraio 2015 la
settecentesca Mole Vanvitelliana di Ancona ospita nelle sale del Museo Omero la
mostra di Paolo Annibali "Dirà l’argilla; la mano, la terra, il
sacro", con oltre 20 grandi sculture in terracotta realizzate negli ultimi
tre anni, secondo un progetto unitario pensato per il Museo Omero.
Flaminio Gualdoni, curatore della mostra, così scrive in
catalogo, "Come il plasticatore antico Annibali sceglie l’argilla,
giungendo nel proprio gioco di suggestione archeologica a fingere le tracce del
colorire antico, ancora una volta raccorciando la distanza rispetto al mito
d’una bellezza assoluta e in odore di metafisica... La sceglie perché la terra
è la materia disponibile a tutte le forme, ripostiglio di tutte le
memorie".
Le grandi sculture in terracotta, collocate come a ricostruire
un antico tempio, sono inconsuete, disperatamente attuali, prive di enfasi
eppure fortemente attrattive e seducenti nel loro silenzio spaziale. Una sorta
di "monumento al nulla" – così Annibali – senza miti e senza eroi;
dove gesti e sguardi rivelano il vuoto del presente e la distanza impenetrabile
delle figure femminili del frontone.
Oltre alle sculture, tutte inedite, anche 21 splendidi
disegni a china e un’immensità di schizzi e bozzetti. L'allestimento degli
architetti Massimo Di Matteo e Mauro Tarsetti, si articola in modo da fondere
la fatica quotidiana del lavoro della scultura con la solennità delle opere
finite. Entrare in questa sorta di laboratorio invaso da strumenti, appunti e
disegni (intuizioni a volte realizzate) che percorrono tutta la sua carriera, è
come entrare nell’intimo repertorio dell’artista. Seguono poi gruppo di
"acròteri" – Cariatide, Hestia, La fine delle cose, Eroe sfinito,
Maschere – e tutti i 21 disegni a china Autoritratto, Disperdersi, Il mare
lontano, Eva. Per poi arrivare al tempio impossibile con le 12 metope: singole
scene teatrali incastonate con la loro profondità in moduli di terracotta,
racconti intimi, ricordi, epifanie, visioni da Album di famiglia a Bambina che
sogna il mare. Di forte impatto le cinque figure femminili del frontone, cinque
donne colte nei loro gesti quotidiani come truccarsi o specchiarsi. Il gruppo
scultoreo, sospeso nella sua raggelante fissità su una tavola di acero,
rappresenta il fulcro di questa acropoli contemporanea.
Una mostra ideata per il Museo Omero, che già ha già in
collezione permanente quattro opere di Annibali, da vedere e da toccare,
fruibile da parte di visitatori vedenti e non vedenti. La terracotta può esser
toccata, esplorata con le mani, accarezzata ed è il materiale ideale per una
mostra tattile. Oltre alle sculture, di particolare interesse anche la
traduzione a rilievo dei magnifici disegni.
Il catalogo, edito da De Luca Editori d’Arte, con gli
interventi dello stesso Gualdoni, di Erri De Luca, del presidente del Museo
Omero, Aldo Grassini, e dell’artista, raccoglie le foto di tutte le opere
realizzate da Domenico Campanelli.
La mostra è promossa dal Museo Tattile Statale Omero, con il
Patrocinio della Regione Marche, in collaborazione con l’Associazione per il
Museo Omero Tattile Statale Omero ONLUS. (aise)
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