Mi capita spesso di sognare la casa dei miei nonni, o di ricordare quando durante i giorni di festa o la domenica andavano ad Avola e pranzavamo nei piatti del servizio buono, che erano bellissimi con dei fiorellini colorati! Quando sogno la casa dei miei nonni sogno soprattutto il suo profumo. Un profumo particolare e unico ovviamente, un misto di varechina e botte di vino. La ricordo molto grande e piena di cose strane, avventurose, di posti dove potersi nascondere, era davvero una casa davvero affascinante per noi bambini. E quando la sogno è tutto lì com'era ogni volta che andavamo. C'era l'ingresso con l'appendiabiti sulla sinistra, e poi in un chiodino appeso al muro stava "la manina", un bastone con una manina di ceramica un pò mostruosa che i nonni utilizzavano come calzascarpe e come grattaschiena! Noi ovviamente lo utilizzavano come tortura-fratelli, ci rincorrevamo e ci spaventavamo così, da un piano all'altro. La casa dei nonni mi piaceva tanto perchè era a due piani. Al piano sotto, di fronte l'entrata c'era un sottoscala dove mio nonno teneva le botti del vino, avevano un profumo intenso ma caratteristico, poi ricordo un mobiletto su cui sopra c'era il telefono, i vecchi telefoni con la rotella che gira, e accanto al telefono mio nonno ci teneva dei calendari che negli anni io e i miei fratelli avevamo distrutto. Erano calendari piccoli, tascabili ma speciali, perchè riportavano in ogni mese, un disegno che era stato realizzato con i piedi o con la bocca. Sono quelle cose di "passaggio" che ti restano impresse per sempre!
Il piano sotto era il piano della "cucina" e della camera da letto dei nonni. Lì c'era anche un grosso televisore che ogni tanto, la domenica pomeriggio, quando ci stancavamo di giocare, guardavamo. E' una camera che io ricordo buia però. Invece mi piaceva moltissimo il salottino del piano sopra. Un salottino in cui mio nonno teneva tutti i suoi libri, ed era particolare perchè aveva un tappeto maculato bianco e nero, come il manto dei dalmata e forse anche il divano e la poltrona erano uguali al tappeto. Mi piaceva molto restare lì, quando sentivo il bisogno di isolarmi dal resto della famiglia. Mio nonno aveva in quella stanza anche un paio di giornali rilegati in un unico libro, che appartenevano agli anni della guerra. Proclami e armistizi, e poi teneva appunti sparsi di pensieri che gli passavano per la testa e sentiva il bisogno di scrivere. E amavo anche molto la piccola clessidra rosa e celeste che era stata la bomboniera di battesimo di una mia cugina. Mi piaceva vedere lo scorrere del tempo attraverso la sabbia, e pensavo che in quel modo il tempo aveva un valore maggiore, diventava prezioso, più importante...
E poi ancora, la casa dei nonni, aveva sparsi almeno tre sgabuzzini. Uno era come una piccola soffitta che si affacciava poi sulla cucina, protetta da una vetrata di vetro resina.
Un altro sgabuzzino si trovava sul terrazzino. ERANO POSTI FANTASTICI IN CUI TRASCORRERE I MOMENTI DI INFANZIA!
Ogni tanto mi capita di tornare ad Avola per trovare mia zia che abita alla porta accanto, e quando passo dalla casa dei nonni non posso fare a meno di provare il desiderio di poterci andare. Ma la casa non è più la stessa. E' stata un pò riadattata ai nuovi inquilini e non ha più lo stesso odore ovviamente, e un pò mi metterebbe tristezza entrarci. Così preferisco restare davanti la porta ed immaginarla come la ricordo, e a volte mi sembra di sentire ancora le voci bambine che si rincorrono per le scale e il profumo del brodo di carne che preparava mia nonna e della pasta fatta in casa, e di cose che nel tempo sono destinate a scomparire. Forse noi siamo i creatori di nuovi ricordi da lasciare nel cuore e nell'animo di questi nuovi figli!
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